La sentenza per i beni dopo il femminicidio di Dina Dore.
I beni di Dina Dore non succederanno al marito uxoricida. “È indegno, essendo il mandante del suo femminicidio”, dice l’esito della sentenza nel tribunale di Nuoro nei confronti di Francesco Rocca, il dentista di Gavoi che pagò un sicario per uccidere la moglie nel 2008.
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La causa civile è stata avviata dalla tutrice della figlia, oggi 17enne, rappresentata dalle avvocate Anna Maria Busia e Francesca Calabrò. Dopo l’omicidio della moglie, il dentista ha presentato la dichiarazione di successione relativa alle due abitazioni di proprietà sua e della vittima, oltre al conto corrente bancario intestato a Dina Dore, indicando sé stesso e la figlia come eredi.
L’abitazione di via Sant’Antioco, luogo dell’omicidio, è ora per il 50% intestata alla figlia, mentre per l’immobile di via Togliatti, venduto da Rocca anni fa, la ragazza ha un diritto di credito nei confronti del padre per la quota che apparteneva alla madre. Un analogo diritto di credito la minore lo vanta anche sul deposito del conto corrente bancario di Dina Dore, che Rocca ha incassato poco dopo la sua morte.
Nel 2022, il dentista di Gavoi è stato condannato al mantenimento della figlia, insieme al versamento degli arretrati. Oltre a questa causa, ce ne sono altre due pendenti contro Rocca presso il tribunale di Nuoro. La prima riguarda il risarcimento dei danni richiesti dalla figlia per il dolore e la sofferenza causati dall’omicidio della madre. La seconda è una controversia avviata dalla madre e dalle sorelle di Rocca, che cercano di ottenere i beni dell’ergastolano, ritenendo che debbano far parte dell’asse familiare per garantire il patrimonio della figlia.
Tuttavia, le avvocate Busia e Calabrò si sono opposte a quest’ultima causa, definendola come un tentativo di sottrarre il patrimonio di Rocca e renderlo inaccessibile alla figlia, la quale non ha mai ricevuto alcun sostegno dal padre.