Giuseppe Vinci 30 anni dopo: la storia del sequestro diventa un film
Giuseppe Vinci 30 anni dopo: la storia del sequestro diventa un film. Giuseppe Vinci oggi ha 61 anni e affronta di nuovo la storia che ha segnato la sua giovinezza. Nell’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, l’imprenditore sardo ripercorre il sequestro che lo tenne rinchiuso per 310 giorni tra il 1994 e il 1995, il più lungo dell’Anonima Sarda. Vinci decide di trasformare quel trauma in un film, Storia di un riscatto, dove interpreta se stesso e anche suo padre Lucio, il commerciante che raccolse i soldi del riscatto.
La prigionia e il silenzio di trent’anni
Vinci confida che per anni ha scelto di cancellare ogni dettaglio. Il regista Stefano Odoardi, parente della madre, lo ha convinto a riaprire quella ferita dopo due anni di esitazione. Vinci descrive una cella minuscola, una scatola di compensato lunga poco più di due metri, illuminata da una sola candela. Racconta la dipendenza forzata dai carcerieri, la paura e le umiliazioni di una vita sospesa. Non subisce violenze fisiche, ma riconosce la brutalità psicologica che lo accompagna ancora oggi.
Il peso economico che travolge la famiglia
I sequestratori chiedono 10 miliardi di lire. Il padre di Vinci spera nell’aiuto dello Stato, ma le promesse politiche restano parole. Raccoglie gli incassi dei suoi supermercati e paga 4 miliardi, indebitandosi. Lo Stato considera il riscatto un utile d’impresa e pretende 1,4 miliardi di tasse. Vinci definisce quella decisione “il colpo di grazia” che spinge la sua famiglia sull’orlo del fallimento.
La seconda liberazione
Per trent’anni Vinci e i suoi familiari affrontano debiti e rate da 430 mila euro l’anno. Pagano l’ultima nel 2023. “Quella cifra ci ha tolto l’aria”, racconta, “ma l’abbiamo chiusa come una seconda liberazione”. Oggi Vinci gestisce un ristorante a Cagliari, un sogno nato dopo gli studi musicali e mai abbandonato. I figli lo affiancano e l’attività cresce.






