Omicidio di Tortolì, parla il procuratore: “Questo lo stato delle indagini”

Il delitto di Tortolì.

“Il fatto certo è che tutta la mattanza si è tenuta all’interno della camera da letto della donna, che nonostante sia stata inquinata dai soccorritori, è l’unica stanza della casa nella quale sono presenti ovunque schizzi di sangue e segni di colluttazione”. A parlare è il procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo, che sta lavorando per ricostruire i drammatici attimi di ieri mattina a Tortolì, quando Masih Shahid, 29enne pakistano, ha tentato di uccidere la sua ex compagna, Paola Piras, ed ha ucciso il figlio 20enne di lei, Mirko Farci, intervenuto nell’estremo tentativo di salvare la madre.

L’indagine della Procura.

Sul suo capo pendono ora l’accusa di omicidio volontario e tentato omicidio volontario. “L’uomo non ha negato che si trovasse sul posto – prosegue il procuratore – e questa la considero già una confessione, dal momento che non ha negato nè di essersi introdotto nell’abitazione, nè di essersi procurato l’arma. Tra l’altro il suo ingresso e la sua uscita dallo stabile sono state accertati grazie alle telecamere che si trovano all’esterno dello stabile stesso”.

Ucciso a 19 anni per salvare la madre, Tortolì piange la morte di Mirko Farci

Contravvenendo al divieto restrittivo che da dicembre lo obbligava a stare lontano dalla donna e dalla sua abitazione, ieri mattina all’alba Shahid si era arrampicato all’esterno dello stabile e si era introdotto rompendo un vetro nell’appartamento del padre infermo di Paola Piras, che non si è accorto di nulla. Qui ha preso un coltello e si è diretto verso la casa della donna, la cui porta, come da abitudine, non era chiusa a chiave. Nello stabile di via Monsignor Virgilio, infatti, sono tutti parenti tra loro e la donna lasciava sempre la porta aperta, cosa che era certamente nota anche all’assassino, dal momento che in passato aveva frequentato spesso quella casa.

Una volta introdottosi nella casa, Shahid era entrato nella camera da letto dell’ex compagna, che dormiva ed hanno iniziato a parlare tra di loro. Presumibilmente Shahid ha tentato un approccio sessuale ed è stato respinto, scatenando la sua rabbia sul corpo della esile donna, alla quale sono state inferte 17 coltellate. Nel frattempo il figlio della Piras, Mirko, allertato dalle grida della madre, sopraggiungeva nella camera da letto, lanciava un vaso di fiori contro Shahid ed ha iniziato una collutazione per salvare la madre.

La collutazione tra i due è stata accertata dalla visita effettuata su Shahid ieri sera dal medico legale Matteo Nioi. Shahid ha colpito il giovane Mirko con due coltellate, una all’ascella e l’altra in gola, rescindendo la giugulare. Mirko è morto dissanguato di fronte alla porta d’ingresso dell’abitazione. Shahid si è dato alla fuga ed è stato arrestato, alle 13,30 dai carabinieri di Lanusei, Tortolì e Nuoro. Attualmente si trova nel carcere San Daniele di Lanusei.

La sua versione è che nonostante il divieto restrittivo, continuasse a frequentare Paola Piras, a partire da un mese dopo il decreto stesso – ha continuato il procuratore -. Abbiamo sequestrato sia il cellulare di Shahid che quello della donna per verificare se realmente si siano incontrati in modo consensuale in luoghi pubblici. Non è però chiaro, se così fosse, perchè la Piras non ci ha comunicato la cosa, in quanto se gli incontri non fossero statti graditi alla donna, avremmo certamente aggravato le misure restrittive nei confronti di Shahid”.